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Il cammello invisibile: la fiaba persiana che ci insegna a trasformare il caos in rivelazioni

  • Immagine del redattore: Federico Attore
    Federico Attore
  • 6 dic 2024
  • Tempo di lettura: 2 min

Aggiornamento: 6 dic 2024


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C'era una volta, nel regno lontano di Serendippo, tre principi cresciuti nell'agio ma inviati dal loro padre, il re Giaffer, in un viaggio senza mappa per imparare la saggezza che non si trova nei libri, ma nel mondo. Durante il loro cammino, incontrarono un mercante disperato per aver perso il suo cammello. Con stupore del mercante, i principi descrissero l’animale con una precisione inquietante: era cieco da un occhio, zoppo da una gamba, aveva un dente mancante e trasportava miele su un lato e burro sull’altro. Eppure, non lo avevano mai visto.


Come potete conoscere il mio cammello senza averlo incrociato? urlò l’uomo, convinto che fossero ladri. Ma i principi risposero con calma: “Abbiamo visto tracce di erba mangiata solo da un lato del sentiero; un’impronta profonda di una zampa più delle altre; gocce di miele e burro lungo il percorso. Abbiamo solo osservato.


Questa fiaba, dalla bellezza senza tempo, è il cuore del concetto di serendipità: l’arte di trarre il massimo dall’inatteso. Non è magia, né fortuna cieca, ma l'abilità di vedere ciò che gli altri ignorano, di collegare indizi sparsi e di trasformare l’imprevisto in opportunità.

Come quei principi, anche noi viviamo in un mondo disseminato di tracce, spesso trascurate.


Ogni giorno lasciamo che i dettagli si dissolvano nella frenesia, troppo concentrati su obiettivi rigidi per vedere ciò che si trova ai margini del nostro campo visivo. Eppure, è proprio lì, nel caos e nell’incertezza, che si nascondono le scoperte più profonde.

Pensiamo a Fleming, che lasciò un piattino di coltura mal conservato e scoprì la penicillina. O a Steve Jobs, che dalla calligrafia di un corso universitario abbandonato trasse l’ispirazione per i font del Macintosh. Oggi, nel mondo dell’innovazione e della tecnologia, la serendipità è il carburante delle idee dirompenti, ma richiede la qualità più rara: l’attenzione.

Se i tre principi di Serendippo ci osservassero oggi, probabilmente sorriderebbero della nostra ossessione per l’ottimizzazione algoritmica.


Viviamo un’epoca in cui tutto è calcolato, ogni decisione mediata da intelligenze artificiali che ci promettono precisione, ma ci privano dell’inaspettato. Eppure, l’essenza della vita non è forse negli imprevisti? In quel libro scelto per caso, in quella strada sbagliata che ci ha portato a un panorama mozzafiato?


Come la fiaba ci insegna, il cammino è importante quanto la meta. Ogni traccia ha un significato, ma solo chi si ferma a osservare può coglierlo. E come i principi di Serendippo, siamo chiamati non solo a vedere, ma a interpretare: a trasformare miele e burro versati sulla terra in una storia, e quella storia in una scoperta.

In un mondo che premia chi corre veloce, forse è tempo di rallentare. Di leggere i segni. Di abbracciare il caso. Perché, come la fiaba persiana ci ricorda, la vera saggezza non è sapere dove stiamo andando, ma riconoscere il valore del cammino che ci porta lì.


E tu? Quali tracce hai notato oggi, e cosa ti stanno raccontando?

 
 
 

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